Gruppo 2: LE STRATEGIE DI PROMOZIONE LINGUISTICA PER LE DIVERSE AREE GEOGRAFICHE E PER PAESI PRIORITARI (Mediterraneo, Cina, USA, America Latina)
Madrid, 25 giugno 2014
Gentili coordinatore, referenti, componenti del Gruppo 2,
scrivono due insegnanti di italiano LS/L2 da Madrid, Sara Lenzi e
Matteo Ricci Ugatti.
Siamo due insegnanti privati, come ci definiscono qui “autonomi”, nel
senso che lavoriamo in proprio con la nostra “partita IVA”. Stiamo cercando di
farci conoscere sul territorio, su cui giá lavoriamo da qualche anno, stiamo cercando di creare la nostra piccola scuola di italiano per stranieri con sede sul web.
È un lavoro nel quale crediamo molto e per cui impieghiamo tutte le
nostre forze; per questo abbiamo pensato di provare ad apportare il nostro
contributo a questo nuovo progetto che ci sembra importante e necessario. Proveremo, in base alle nostre esperienze, ai nostri studi, ai nostri
approfondimenti, ad esporre qualche idea, cercando di non perdere di vista le
domande che proponete come spunti di riflessione.
Innanzitutto partiamo da un’analisi del territorio su cui lavoriamo. L’idea è
quella di esporre punto per punto come si svolge il lavoro qui, in base alle
abitudini locali, alle richieste che ci vengono fatte, agli interessi più o meno
vivi, sicuri che ogni dato può esser utile alla luce di una ricerca di
confronto culturale, di un esame accurato del lavoro ed eventualmente di
un’esposizione di idee e approcci utilizzati in questi anni di lavoro. Inoltre,
crediamo di presentare un punto di vista dell’insegnamento differente rispetto
a quello delle istituzioni ufficiali presenti, quello degli insegnanti privati,
che almeno qui, sono un gran numero e forse, nel mondo dell’insegnamento
dell’italiano a stranieri, rimangono un po' nell’oscurità.
Viviamo a Madrid, quindi lavoriamo in città e dintorni, di conseguenza
abbiamo a che fare quasi esclusivamente con spagnoli, anche se non mancano persone sud
americane (a volte con antiche origini italiane, specie se sono argentine) e, in
casi piú sporadici, portoghesi o casi di bilinguismo castigliano-francese,
castigliano-inglese. Però possiamo dire che il 90% dei nostri alunni è spagnolo
e raramente ha origini o parenti italiani o che semplicemente vivano in Italia.
La maggior parte degli alunni non si sposta da casa, è uso molto
radicato qui ricevere l’insegnante in casa, questo vale per tutte le discipline
insegnabili; non ci riferiamo ai casi di aziende o scuole, dove chiaramente
dobbiamo andare a tenere le ore di lezione, ma ai moltissimi alunni privati che
abbiamo avuto ed abbiamo; appare questo come un fattore culturale: è
l’insegnante per lo più ad andare a casa dell’alunno. Anche quando si è
ingaggiati da una scuola di lingue, si è sempre o quasi, mandati ai domicili
degli alunni, difficilmente si organizzano corsi “tradizionali” nella sede
della scuola.
Perchè si studia l’italiano in Spagna? A parte i casi di aziende
italiane con sedi qui o altre che hanno filiali in Italia, o semplicemente
commerciano con l’italia o devono trasferire i dipendenti, quali sono i motivi
per cui si studia l’italiano, almeno in Spagna? Sono diversi. L’approccio alla
nostra lingua può esser causato da cose semplici come il cibo, le ricette
italiane ormai famose in tutto il mondo, perché si è seguito un divertente
corso di cucina italiana e lo/la chef era italiano/a, o la musica, perché molti
artisti italiani sono diventati famosi in Spagna e America Latina. Ma non solo.
Anzi, forse a oggi, almeno qui, sono i motivi minori questi.
Tra i giovani
studenti universitari c’è il sogno dell’Erasmus, di passare un anno in
Italia; nella facoltá di Beni Culturali è fortemente consigliato lo studio
dell’italiano; in alcuni licei e istituti superiori si è introdotto l’italiano
come lingua da poter seguire all’ultimo anno e da portare agli esami di
selezione per l’università, (l’italiano infatti è stato introdotto come lingua
optabile in questi esami da non molto tempo, mentre prima si poteva scegliere
solo tra inglese, francese e tedesco).
Ci si avvicina all’italiano e all’Italia
per la moda, perchè l’eleganza e il modo di fare degli italiani affascina e
incuriosice. Si fa un corso di italiano base, per poter fare un viaggio a Roma
o in Toscana e poter comunicare con la gente, per capire qualcosa di più del
posto che si visiterà e delle sue tradizioni.
Si studia italiano, spesso, per
avere una lingua in più sul CV, convinti che sia la lingua in assoluto più
facile da imparare per uno spagnolo, anche se a volte, per non dire sempre,
questa aspettativa di estrema facilità viene disattesa! Motivo però non
sufficiente per abandonare lo studio. Si studia per passione personale, per
interesse dell’arte, per curiosità, per cultura; sì per cultura, perchè ancora
oggi l’Italia, così come la sua lingua, almeno da fuori, è considerata un luogo
di alta cultura, di elevatezza intellettuale.
Ci chiamano “primos italianos”, “cugini italiani”, convinti che le
nostre culture siano pressoché identiche; si scopre poi con il tempo che lo
sono molto meno di quanto si creda, ma che nella diversità sta proprio il
bello, l’interessante, lo sfatare i luoghi comuni, il percepire quanto una
nazione come l’Italia sia il mix di
tante culture, tradizioni, modi di fare, di dire, di mangiare, di vivere la
convivialità, ecc...
Il fatto che noi viviamo qui da tempo, che abbiamo amici
spagnoli e che parliamo perfettamente il castigliano e siamo ben inseriti nella
loro cultura, aiuta moltissimo nel confronto culturale, nel poter fare esempi,
spiegare certe usanze o modi di dire, perché pur parlando sempre in italiano la
forma mentis ci si è allargata e ci è
più facile cogliere le loro perplessità, i loro dubbi, le loro esigenze, le
loro debolezze nell’apprendimento di una lingua. Un esempio tra tanti: il loro
modo di vivere lo studio, la scuola, l’apprendimento in generale è diverso dal
nostro. Potremmo dire che è più rilassato, più pratico, a volte lievemente meno
curioso, ma con una parola che raccoglie tutto, semplicemente differente.
Il
fatto che mai, sin dalle scuole elementari, abbiano prove orali, né
durante l’anno con le semplici interrogazioni, né alla fine dei cicli di studio
per i quali non sono previsti esami, (fino a poco tempo fa non si scriveva
nemmeno la tesi di fine corso di laurea – ora si scrive e si consegna, ma non
si discute, si discute solo quella di dottorato o master), fa sì che spesso vi
sia una forte timidezza nel parlare e una grossa discrepanza tra scritti e
orale. È ovvio che non è legge universale e non vale per tutti in assoluto, ma
in molti casi questo dato si fa notare. Così cerchiamo di concentrarci molto
sull’aspetto orale, creando lezioni ad hoc, esercizi e/o giochi atti a rompere
il ghiaccio, dove si riesca a far applicare ciò che si è studiato con un
aspetto più ludico che aiuti a sciogliersi chi non è abituato a parlare quasi
mai in ambiente “scolastico”.
Come si diceva, gli interessi che spingono a studiare la nostra lingua
sono vari, e c’è da dire che, anche se non c’è una richiesta come può esser per
la lingua inglese, la gratificazione che riceviamo è davvero tanta, perché
qualsiasi sia l’origine dell’interesse o lo scopo finale, l’approccio è sempre
molto allegro, mai visto come un dovere, e durante l’iter quasi sempre si scatena una vera passione verso tutto ciò che
riguarda l’italianità! Chiaramente agli interessi di ciascuno o di una classe
si devono coniugare un programma da seguire, degli obiettivi di fine corso,
delle piccole prove di verifica e delle lezioni ad hoc a seconda che si tratti
di un gruppo di futuri Erasmus, di un’appassionata d’arte, di un avvocato o del
manager di una multinazionale.
Per questo abbiamo cercato di specializzarci su
alcuni campi grazie agli studi universitari da noi condotti in passato e
tutt’oggi, a corsi di formazione, come l’aver seguito il corso Ditals
dell’Universitá per Stranieri di Siena e i nostri approfondimenti personali. Ci
rivolgiamo perlopiù ad adulti e studenti universitari e ci dedichiamo anche all’italiano
per giuristi, economisti (specie quando lavoriamo con imprese e professionisti)
o all’italiano nella letteratura
nei casi di appassionati delle lettere o quando capitino giornalisti, cosa non
cosí rara come si potrebbe pensare!
Abbiamo a che fare con varie imprese internazionali che pur non
offrendo tanti alunni come per inglese o tedesco, sono abbastanza interessate
allo studio dell’italiano poiché hanno frequentemente forti relazioni
commerciali con l’Italia o qualche sede là, o spesso sono aziende del mondo del
lusso che quindi hanno continuo legame con la moda o con le importanti fiere e
manifestazioni internazionali che si svolgono a Milano o in Svizzera, dove,
insomma, la componente italiana si fa sentire.
Nel mercato del lavoro, è ben vista la conoscenza dell’italiano;
oggigiorno i CV devono avere il più alto numero possibile di idiomi conosciuti,
soprattutto qui in Spagna, dove fino a poco tempo fa non se ne studiava, per
questo ai giovani sono richieste almeno due lingue straniere e quasi sempre la
seconda o la terza studiata è l’italiano. Per la nostra esperienza molto spesso,
l’italiano è la seconda dopo l’inglese.
Le politiche locali incentivano lo studio delle lingue, danno
importanti contributi alle imprese che facciano studiare le lingue straniere ai
propri dipendenti, ma forse ancora non hanno un gran occhio di riguardo per gli
insegnanti autonomi; forse servirebbero incentivi e iniziative sostenute anche
per noi, che però probabilmente non riusciamo ad emergere abbastanza.
Per quanto riguarda le borse di studio e gli scambi, fin dalle
superiori, sono numerosissimi. Le relazioni scolastiche, accademiche tra Spagna
e Italia sono molte e ben funzionanti. Ci sono i vari progetti e finanziamenti
a livello europeo che sono di grande aiuto e l’interesse per studio o tirocini
in Italia è davvero altissimo. (Esempio: lavoriamo in un istituto
parauniversitario in una cittadina vicino a Madrid, che ogni anno manda a fare
il tirocinio, avvalendosi di borse europee, a Forlì, Livorno e Genova almeno 10
studenti scelti; ogni anno per vari mesi si tiene un corso di italiano a circa
40 studenti che poi saranno selezionati, in base al superamento di una prova
finale scritta e orale e alla media dei loro esami, per l’assegnazione delle
borse. La stessa coordinatrice didattica studia italiano da anni.)
Da un po' di tempo abbiamo iniziato a tenere lezioni via Skype, è
ovviamente più faticoso che dal vivo, ma stiamo ottenendo ottimi risultati
che ci fanno sperare di allargare questo sistema con il tempo, così da poter
raggiungere con l’italiano molte più aree geografiche sia in Spagna che fuori,
come già ci è accaduto.
Come abbiamo specificato all’inizio, siamo due professori privati e non
lavoriamo in nessuna scuola istituzionalizzata, anche se collaboriamo con
alcune “academias de idiomas”
spagnole che a volte hanno richieste per l’italiano. La promozione del nostro
lavoro è dunque più limitata e meno visibile rispetto a quella di altri enti.
Lavoriamo molto col web, stiamo terminando un nostro sito, anche se già eravamo presenti con un blog e una
pagina facebook, con volantinaggio e con i metodi classici: mandare il proprio
CV a tutte le aziende e/o scuole che possano esser interessate e con il
passaparola.
Speriamo, nel nostro piccolo, coprendo un’area
geografica ristretta e raccontando semplicemente la nostra esperienza, di aver contribuito
a questa iniziativa con una testimonianza interessante sull’insegnamento
dell’italiano all’estero, testimonianza di due insegnanti, tra tantissimi, che
lavorano in proprio e che spesso sono dimenticati, ma che impiegano tutte le
loro forze per fare bene il proprio lavoro e per trasmettere agli alunni la
ricchezza della nostra lingua e della nostra cultura.
Ringraziando il Gruppo 2 per aver accolto il nostro scritto e aver
avuto la pazienza di leggerci,
porgiamo i nostri piú cordiali saluti,
Sara Lenzi e Matteo Ricci Ugatti